ELEMENTI DI ARALDICA

di Paolo Renier*

CENNO STORICO: Il termine “Araldica” deriva da “araldo”, una figura tipica del Medioevo, che conobbe la sua maggior fortuna fra i secoli XIII e XVI. La funzione degli araldi consisteva nell’eseguire ambasciate, recapitare inviti o sfide, organizzare tornei, declamare lodi per i vincitori; oggi diremmo che erano esperti in pubbliche relazioni. All’inizio svolsero questi servigi in forma indipendente, poi gradualmente si misero alle dipendenze dei singoli signori, i quali usavano conferire l’incarico mediante apposita cerimonia di investitura. Generalmente i signori li sceglievano fra i cadetti, i nobili meno provveduti di beni, i soldati prodi ma un po’ invecchiati, che eventualmente venivano nobilitati in seguito.
Nello svolgere questo ruolo essi divennero esperti nella conoscenza degli stemmi, delle armi, dei titoli che venivano usati nei tornei ed altrove, e specialisti nel compilare genealogie, ed elenchi dei titoli e degli stemmi delle varie casate. Nell’ambito di queste mansioni, misero a punto un linguaggio tecnico speciale, dal quale deriva quello che ancora si usa, cioè il linguaggio araldico.

SIGNIFICATO: In senso stretto “Araldica” significa arte di conoscere, interpretare, descrivere gli stemmi e le loro trasformazioni. In senso lato, ha assunto anche il significato di disciplina che studia la nobiltà ed i titoli nobiliari.

STEMMA: Si intende per stemma la figura, o il complesso di figure, che costituisce, in forma ereditaria e fissa, il contrassegno di una famiglia, o di un ente.

ORIGINE DEGLI STEMMI: Il termine è di origine greca, ed indicava le corone con le quali si ornavano le immagini degli antenati; nel latino passò a significare tavola degli avi, genealogia. Che gli stemmi, quali li intendiamo oggi, siano stati usati dai greci e dai romani, è una teoria molto discutibile; di sicuro si può dire che il termine venne usato fina dall’alto medioevo per indicare i simboli dei vari territori, e di conseguenza delle relative famiglie feudatarie. Dalle insegne militari agli spazi liberi sugli scudi, e quindi a tutti gli oggetti (torri, documenti, lapidi) che richiedessero di essere contraddistinti da un segno che indicasse la famiglia, i passi furono rapidi, fino a quando gli stemmi, in certi secoli, dilagarono ovunque, trasformandosi spesso da elementi semantici ad elementi decorativi (funzione che svolgono ancora oggi).

In origine solo le famiglie investite di un feudo potevano fregiarsi del relativo stemma, poi l’uso si estese alle famiglie nobili di qualsiasi grado, alle famiglie patrizie e notabili, e, in periodo comunale, ai Comuni, alle città, ai quartieri.

CATEGORIE DEGLI STEMMI: Si distinguono tre categorie di stemmi: di persone, di territori, di enti;

COMPONENTI DELLO STEMMA: Si distinguono vari elementi che compongono lo stemma. L’ordine corretto di raffigurazione, dall’alto in basso, è il seguente: cimierio – corona di famiglia – cercine – svolazzi – elmo (o copricapo) – manto – corona personale – scudo – sostegni – contrassegni d’onore – motti.

SCUDO: E’ l’elemento fondamentale dello stemma. Spesso è raffigurato da solo e viene chiamato stemma. E’ costituito da un “campo” o da più campi, sempre colorati “smaltati”, sui quali possono essere riportati, i più vari disegni. Il tutto è racchiuso entro il profilo di uno scudo, che può avere diverse fogge.

PUNTI DELLO SCUDO: Per indicare, nella descrizione, i punti particolari dello scudo, si usano le seguenti dizioni: 1) cantone destro; 2) capo; 3) cantone sinistro; 4) fianco destro; 5) cuore; 6) fianco sinistro; 7) cantone destro della punta); 8) punta; 9) cantone sinistro della punta; 10) posto d’onore; 11) ombelico;

E’ da tener presente che lo scudo va immaginato come fosse imbracciato dal cavaliere, visto di fronte, per cui si indica come parte destra la destra del cavaliere, che è la sinistra per chi guarda, e viceversa.

COLORI: I colori dei campi si chiamano “smalti”, e sono quattro: rosso, azzurro, verde e nero (poco usato è il color porpora). Altri due colori, il bianco e il giallo, sono chiamati “metalli”, e precisamente “argento” ed “oro”.

DECORAZIONI: Il campo dello scudo è decorato con un insieme di smalti, simboli, disegni, che si possono distinguere in “figure araldiche” e “altre figure”.

FIGURE ARALDICHE: Sono decorazioni impiegate specificatamente negli stemmi, basate unicamente sul colore, e si distinguono in partizioni e pezze.

PARTIZIONI: sono alcuni modi, ben definiti, di suddividere lo scudo in più campi a smalti diversi. Ne conseguono definizioni dello scudo come “partito” (diviso da una linea verticale), “troncato” (da una linea orizzontale), “inquartato” (da due linee incrociate), etc. Lo scudo può avere anche un campo uniforme, a smalto unico.

PEZZE: Sono decorazioni, generalmente a smalto, che si sovrappongono al campo o alle partizioni.

ALTRE FIGURE: Per figure si intendono tutti quei disegni che possono decorare una partizione o una pezza. Il loro numero è illimitato. Le figure possono raffigurare qualsiasi oggetto o simbolo: costellazioni, luna, stelle, animali (i più frequenti sono il leone, l’aquila, l’orso, il leopardo, il lupo), castelli, torri, armi, uomini, teste, alberi, monti, fiori, etc.

CAPO: E’ una pezza onorevole che si cita espressamente per la sua importanza, posta nella parte superiore dello scudo. E’ simbolo di vassallaggio e, insieme, di grande onore in funzione del casato che rappresenta (ad esempio, il “capo dell’impero” indica che una famiglia ha ricevuto un feudo dall’impero).

SCUDI COMPOSTI: Fino al secolo XIII il portatore di uno stemma aveva anche il diritto di modificarlo a suo piacimento. Per questo, in occasione, di nuovi diritti, o di conquiste, o di matrimoni, in uno stesso stemma vennero fusi simboli provenienti da più stemmi, o vennero accostati più stemmi, o create nuove partizioni. Naturalmente questa coesistenza crea complicazioni: nel caso di alcune case regnanti si giunse ad assemblare circa 50 stemmi!

ELMI: Sono di diversa foggia. Gli araldisti si sono sbizzarriti ad indicare regole molto complesse in funzione dello scudo, del rango, etc. Comunemente si impiegano tutte le forme, tenendo solo presente che gli elmi sono dorati per i regnanti, argentati per i nobili, abbrunati per i cittadini.

CIMIERO: Era l’ornamento che sormontava l’elmo, fatto di legno, cartone, panno; spesso ripeteva la figura dello scudo, e poteva essere cambiato con facilità.

CERCINE (o TORTIGLIO): Corona di stoffa, a forma di ciambella, che sta sopra l’elmo; in genere ripete i colori principali dello scudo. Secondo alcuni studiosi serviva, in origine, ad attutire i colpi sull’elmo; in seguito, a trattenere gli svolazzi.

CORONE: Definiscono univocamente il rango nobiliare, anche se ogni corona di base può presentare alcune varianti dal punto di vista iconografico.





SVOLAZZI: Sono ornamenti frastagliati attaccati al cercine. Avevano finalità ornamentali come pure, sembra, quella di riparare dal caldo. Erano di stoffa, in origine in un solo pezzo, quindi suddivisi e colorati. Spesso erano confezionati dalle dame, che ne facevano omaggio al cavaliere.

PADIGLIONE: E’ composto da un manto e dal colmo che lo sovrasta, costituisce quasi una tenda per dare maggiore rilievo all’arma, ed è prerogativa dei soli sovrani.

MANTO: E’ un drappo che scende dall’elmo, prerogativa delle famiglie principesche e ducali, o di quelle che ne possono dimostrare il diritto. Di solito è di colore rosso, foderato di ermellino. Trae origine dall’usanza cavalleresca di esporre l’arma, prima dei tornei, sotto tende o padiglioni fatti di tessuti preziosi.

SOSTEGNI: Sono gli oggetti (colonne, bandiere, alberi, etc.) che, posti esteriormente allo scudo, lo sorreggono. Si chiamano SUPPORTI quando sono costituiti da figure di animali, e TENENTI quando sono costituiti da figure umane.