Acquisizione della nobiltà in Sardegna (tratto da "Vademecum storico araldico genealogico - Quaderni dell'Associazione Araldica Genealogica Nobliare della Sardegna - Vol. XIII)
di Enrico Tola Grixoni
Posto che in Sardegna non esiste e non è mai esistita la cosiddetta Nobiltà Civica o Decurionale (trattasi di Nobiltà Cittadina o Patriziato la prima e di Nobiltà derivata dall'aver ricoperto certe cariche comunali la seconda), l'acquisto della Nobiltà deriva sempre da Regio Diploma concessivo o confirmatorio.
E' il Re il fons honorum, l'origine della Nobiltà di Sardegna. Antiche famiglie giunte già Nobili in Sardegna ottennero Regi Diplomi confirmatori della precedente Nobiltà o concessivi di nuovi titoli. Le famiglie prettamente sarde, dalle più antiche alle più moderne, tutte detraggono la loro Nobiltà da un Regio Diploma. Non si conoscono altri modi acquisitivi di Nobiltà in Sardegna. E questo è certamente motivo di vanto e orgoglio. In Sardegna non si è Nobili perché per alcune generazioni si è stati Sindaci o Consiglieri comunali di una qualche città (Nobiltà Decurionale) o perché si è appartenuti ad una oligarchia preminente che in una determinata città ha fatto il bello e il cattivo tempo, cioè ha primeggiato (Nobiltà Civica); si è Nobili perché il Re, riconoscendo i meriti di una persona (e magari anche degli antenati) rende onore a tali meriti rilasciando un sovrano atto di nobilitazione tradotto in Regio Diploma contenente anche lo stemma.
I Sovrani aragonesi, spagnoli o sabaudi mantennero sempre la stessa linea di condotta per le concessioni nobiliari. Alla base stava sempre il merito personale (meglio se accompagnato anche da meriti di antenati) vuoi per ragioni militari, vuoi per ragioni scientifiche, vuoi per motivi economici (particolari elargizioni di importanti somme), vuoi per la realizzazione di rilevanti opere pubbliche, vuoi per la messa a dimora di estese piantagioni interessanti il bene comune (ulivi, viti, gelsi, etc.). Evidentemente, nelle varie epoche con Sovrani diversi certi meriti furono privilegiati rispetto ad altri, ma certamente non venne mai premiato chi meriti non aveva (i furbetti non ebbero fortuna: i fratelli Delogu Casagia - Castelvì, di Sassari, sfruttando i cognomi dal suono nobiliare, con qualche artifizio riuscirono a farsi ammettere alle Cortes - e se si era ammessi in due Cortes successive si era considerati pubblicamente Nobili a tutti gli effetti - ma scoperto l'inganno furono cacciati dal Braccio Militare e diffidati dal provare a ripresentarsi pena gravi conseguenze; altra famiglia che fu posta in discussione alle Cortes fu quella degli Are di Ittiri i quali, però, forse riuscirono ad ottenere un Diploma di Cavalierato Ereditario poiché alcuni Are ittiresi compaiono come "Quarti Nobili" in certe pratiche mauriziane di giustizia.
A seconda dell'importanza del merito riconosciuto veniva concesso un titolo nobiliare più o meno importante. In tempi più recenti vennero concessi anche titoli di Barone e Conte (nessun altro) sul Cognome, cioè non appoggiato ad un feudo, ma, se non personale, egualmente trasmissibile per linea primogenita maschile (famiglie Enna, Falqui, Rossi, etc.). Tali titoli non essendo feudali non potevano essere trasmessi alle femmine, ma per speciale Regia concessione la femmina ultima rappresentante la famiglia decorata di titolo non feudale poteva ottenere di trasmettere il titolo al figlio maschio primogenito (purché Nobile) e da questi ai suoi discendenti (famiglia Mossa, titolo di Conte passato ad una linea Ballero). Le concessioni nobiliari potevano essere tanto ereditarie - ed erano la norma - quanto personali. In Sardegna, se si eccettuano le concessioni a favore di sacerdoti, sono state pochissime le concessioni personali e anche queste, quasi sempre sono poi state tramutate in ereditarie (famiglie Pinna di Macomer; Bicu di Lei, etc.). Allo stato tutte le famiglie sarde Nobili godono di concessione ereditaria.
I titoli nobiliari di qualsivoglia tipo fossero (Cavalierato Ereditario, Nobiltà Sarda, Nobiltà generica) si trasmettevano a tutti i discendenti del primo investito; alle femmine, le Donzelle, passava una sorta di Nobiltà generica (in tempi più recenti furon dette "Nobili dei Cavalieri"). La Nobiltà Sarda, che unita al Cavalierato Ereditario comportava la qualifica di Don e Donna, si trasmetteva indistintamente a tutti i discendenti maschi e femmine. Egualmente avveniva per la Nobiltà generica di cui oggi esistono pochissimi casi e tutti abbastanza recenti (famiglie Dettori, di Padria; Guillot, di Alghero: linee cadette; Baccaredda, di Cagliari, e forse qualche altra). I titoli feudali, sempre concessi, in qualsivoglia periodo storico, more italico, anche se tramutati in allodio, si trasmettevano per maschio primogenito, ma le femmine potevano succedere solo nei titoli feudali e talvolta - per speciale concessione - nei titoli onorifici, potendo trasmetterli (è il caso di San Filippo che fu concesso a Don Vincenzo Bacallar come Marchesato su titolo onorifico: la figlia, maritata Amat ottenne di poter trasmettere tale titolo al suo figlio primogenito).
Una femmina maritata nobilmente poteva ottenere di trasmettere il feudo al marito che assumeva il titolo "maritali nomine" e prendeva l'investitura feudale (Don Giovanni Battista Tola Sampero Barone di Pozzomaggiore fu investito Conte di Bonorva, feudo portatogli dalla moglie Donna Giovanna Manca Ledà; la loro figlia Donna Caterina Tola Manca, erede dei due feudi, alla morte dei genitori, pur decidendo di mantenere le titolature di sua competenza, ottenne di trasmettere i feudi direttamente al figlio primogenito Don Antonio Amat Tola Marchese di Villarios), oppure chiedeva di trasmetterlo direttamente al figlio primogenito ovvero, in assenza di maschi, alla figlia primogenita: ma questo è un caso estremo perché di solito interveniva il Regio Fisco che stabiliva esser avvenuta la devoluzione del feudo a favore della Corona molto spesso dando origine a interminabili cause feudali (la causa feudale più lunga che si ricordi in Sardegna fu quella che coinvolse le famiglie Guiso e Manca Guiso, per la successione delle Baronie di Orosei e Galtellì, che durò cento anni). Una femmina maritata non nobilmente difficilmente poteva trasmettere il feudo al figlio non Nobile salvo che quest'ultimo non riuscisse ad ottenere un Diploma di Nobilitazione (è il caso dei Maramaldo per la Contea della Minerva): naturalmente anche in tali casi interveniva il Regio Fisco richiedendo la devoluzione del feudo e scatenando così altre liti annosissime.
Ultima ipotesi, la femmina erede che resta nubile e non dispone testamentariamente del feudo a favore di qualcuno. In tale situazione il Regio Fisco aveva buon gioco e facilmente otteneva la devoluzione (vedere le vicende relative al feudo di Minutadas. Ultima feudataria fu Olimpia de Villa Prunas, Donzella, morta senza successori nel 1682; poiché non dispose testamentariamente del feudo, esso - nonostante qualche blanda opposizione di alcuni parenti - ritornò alla Corona. Il Regio Fisco, più tardi, vendette il feudo con annesso titolo di Barone al Conte di San Martino e Signore del Mandrolisai Don Giovanni Valentino) pur dando la stura, talvolta, alle solite vertenze feudali.
La successione femminile, purtroppo, è sempre stata fonte di liti giudiziarie, anche molto lunghe, sia in Sardegna che nel resto d'Italia. Alcuni esempi di successione femminile.
A) I Nobili Asquer succedettero nella Signoria di Fluminimaggiore, già dei Gessa, sulla quale ebbero titolo di Visconte (il secondo e ultimo titolo vicecomitale dato in Sardegna);
B) I Nobili Marchesi Cugia di S. Orsola succedettero nel Marchesato di S. Carlo, già dei Borro;
C) I Nobili Sanjust Baroni di Teulada succedettero nel Marchesato di San Sperate già dei Cadello, nel Marchesato di Neoneli e nella Contea di Tuili già dei Ripoll;
D) I Nobili Aymerich Conti di Villamar succedettero nel Marchesato di Laconi, nella Viscontea di Sanluri, nella Baronia di Ploaghe, già dei Castelvì;
E) I Nobili Amat, nel ramo primogenito dei Marchesi di Villarios succedettero nella Contea di Bonorva e nella Baronia di Pozzomaggiore già dei Tola; nella linea cadetta succedettero nella Baronia di Sorso già dei Deliperi, nel Marchesato di Soleminis già dei Vico e in altre Signorie già dei Petreto; nel ramo secondogenito (che poi acquisirà, sempre per via femminile, tutti i feudi della linea cadetta di Sorso) succederà nel titolo di Marchese di San Filippo, già dei Bacallar, nel Marchesato d'Albis e in tutti quegli altri feudi ad Albis collegati, già dei Manca Guiso.
Naturalmente vi furono anche altre famiglie che godettero della successione femminile, ma poiché non è questa la sede per trattare una storia del passaggio dei feudi, ho limitato gli esempi a delle famiglie che oltre ad essere illustri e notissime nella storia sarda, sono anche tutt'ora fiorenti.
La successione femminile nel Regno d'Italia ebbe termine nel 1926.