ARTICOLI
La concessione delle “Generosità” in Sardegna
Brevi note sulle origini della nobiltà sarda
Acquisizione della nobiltà in Sardegna
DOMANDE E RISPOSTE:
*) Perché i nobili sardi hanno il titolo di "Cavaliere Nobile Don"?
*) I nobili sardi hanno il titolo di N.H. (Nobil Homo)?
*) Che valore hanno oggi i predicati?
*) Qual è il rapporto tra la nobiltà e il possesso del feudo?
*) Come si può dimostrare la propria nobiltà?
*) Come mai ci sono persone nobili e altre
non nobili pur avendo lo stesso cognome?
*) Una donna che nasce nobile e che sposa una persona non nobile,
rimane nobile dopo il matrimonio? Una donna che sposa un nobile, diventa nobile?
*) Quali sono i "gradi" di importanza della nobiltà?
*) Perché i nobili sardi hanno il titolo di "Cavaliere Nobile Don"?
In epoca aragonese, oltre il rarissimo titolo feudale
di Signore o Barone (abbastanza eguali fra loro), l'unico altro titolo concesso
era quello di Cavaliere Ereditario, in tutta la Sardegna ed a tutti i Nobili,
vuoi autoctoni che d'importazione catalano-aragonese. Ciò perché
gli aragonesi non conoscevano titolo superiore a quello di Conte (Conti erano
gli stessi Sovrani) ed il titolo di Visconte veniva concesso o ai parenti della
Casa Regnante o ad altri funzionari, in genere militari. L'unico titolo di Visconte
concesso in Sardegna fu quello dato ad un de Sena, Grande Ammiraglio del Regno
appoggiato sul feudo di Sanluri.
Il trattamento di Don che era riservato al Re, alla Regina ed ai loro figli,
nipoti e cugini, poteva essere concesso con particolare privilegio a certi funzionari
che rappresentavano il Sovrano: Viceré o Luogotenente Generale dell'Isola
di Sardegna (uguale per la Sicilia), Regio Vicario di Città Reale e forse
qualche altro. Il trattamento era personale e non ereditario. Gli Aragonesi,
però, concedevano anche un altro titolo, cioè quello della Generosità
che era equipollente ad un riconoscimento della vita nobiltà di una certa
famiglia e quindi non si limitava al solo concessionario, ma privilegiava anche
i collaterali (fratelli e sorelle) oltre i discendenti maschi e femmine. Nella
sostanza, però, tale privilegio sia concesso da solo o a chi già
era Cavaliere, non modificava il trattamento: il Cavaliere era sempre detto
Magnifico e Mossen (contrazione di Monsignore). Il Don come qualifica e non
più come trattamento arriverà in Sardegna con i Castigliani. Carlo
V, allo scopo di far soldi per le sue guerre, inventò il Privilegio di
Nobiltà (detta poi Nobiltà Sarda) che rilasciava o come concessione
primigenia o come riconoscimento a chi già era Generoso o Cavaliere.
Tale privilegio, secondo il costume Castigliano, accompagnato dal titolo di
Cavaliere, veniva qualificato dall'appellativo-titolo di Don e Donna.
Poiché tutti o quasi i Nobili Sardi riuscirono a dimostrare il possesso
del doppio titolo di Cavaliere e Nobile (Sardo) - la generosità nel frattempo
era caduta in disuso- tutti o quasi furono Don. Così nacque questo particolare
titolo che è specifico della Sardegna la cui qualifica di Don e Donna
viene mantenuta dall'Ordinamento Nobiliare dello Stato Italiano alla lettera
C dell'Art. 39.
Poiché esiste una corona distintiva del titolo di Cavaliere Ereditario,
ma non ne esiste altra distintiva del più complesso titolo di Cavaliere
Nobile Don, ai possessori di tal titolo era stato permesso l'uso ambito del
cosiddetto " Coronell de Nobleza" una particolare corona poi andata
desueta e sostituita dalla più moderna a sette perle (o sette punte e
perle) che è anche una delle corone baronali ammesse. Un Cav. Nob. Don
che usa una tal corona, non fa peccato.
*) I nobili sardi hanno il titolo di N.H. (Nobil Homo)?
L'Ordinamento dello Stato Nobiliare Italiano, all'ultimo
comma dell'art. 33, recita: "Sono mantenute ai Patrizi Veneti le qualifiche
di Nobil Homo (N.H.) e di Nobil Donna (N.D.)".
Da ciò consegue che a nessun altro nobile, neppure al Nobile Sardo, può
competere la qualifica di N.H. o N.D. di cui si fa tanto spreco vuoi per ignoranza
(soprattutto) vuoi per pigrizia e indifferenza.
E' estremamente comodo scrivere velocemente e brevemente un N.H. e un N.D.,
piuttosto che perder tempo per scrivere tutti i titoli di spettanza e magari
sbagliare.
Il predicato è un attributo del cognome derivante,
di norma, dall'antico possesso di un feudo (ad es. Nobile XY Barone di Z; se
quest'ultima lettera corrisponde ad un feudo, essa diviene il predicato) per
cui, oltre il primogenito, titolare del feudo e del titolo ad esso annesso (Conte,
Marchese, etc.), era abituale che anche cadetti e ultrogeniti si distinguessero
con il cognome di famiglia seguito dal nome del feudo che diveniva così
predicato nominale d'uso.
Esistono anche dei predicati nominali d'uso non derivanti da feudo. In Sardegna,
ad esempio, le famiglie marchionali Cugia di Sant'Orsola e Quesada di San Saturnino
portano il titolo appoggiato sul cognome anziché sul predicato ché
Sant'Orsola e San Saturnino non furono mai feudo, ma possedimento privato della
famiglia.
*) Che valore hanno oggi i predicati?
Con l'avvento della Repubblica e della relativa Carta Costituzionale i titoli nobiliari non vengono riconosciuti (Art. 14°, Disposizioni Transitorie), vale a dire che non sono aboliti (fatto impossibile) ma che vengono privati della tutela giuridica di cui prima godevano (da qui tutto un florilegio di titoli fasulli!). I predicati dei titoli esistenti prima del 28.10.1922 valgono come parte del cognome. Il valore attuale del predicato può essere duplice: ricordare un'importante tradizione familiare; costituire una parte integrante del cognome e ciò per disposizione di legge o per richiesta formulata avanti i tribunali.
*) Qual è il rapporto tra la nobiltà e il possesso del feudo?
Non tutti i nobili, seppur di antica stirpe, appoggiano il loro titolo ad un feudo e ciò tanto in Sardegna quanto in Italia e all'estero. Per la verità, in Sardegna i Nobili che portavano anche il titolo di Barone, Conte, etc., normalmente portavano questo appoggiato ad un feudo e ciò perché, soprattutto gli spagnoli (imitati poi dai primi Re sabaudi) non conoscevano i detti titoli se non, appunto, legati ad un territorio feudali. Con l'unione virtuale del Regno di Sardegna al Principato di Piemonte, succeduta all'eversione feudale, i titoli già feudali vennero mantenuti come d'onore e ne vennero concessi di nuovi, di pari dignità, ma appoggiati sul cognome come già esistevano in altre parti d'Italia e da tempi remoti. Con l'unità d'Italia il sistema si estese a tutto il Regno. Il rapporto più stretto individuabile tra il Nobile e il possesso di un feudo appare essere quello di natura economico-amministrativa, visto che più o meno dovunque, ma in Sardegna certamente, il feudatario era un amministratore del territorio che il Sovrano gli aveva concesso in feudo (e che, in teoria, poteva sempre revocargli) e dal quale attrarre, oltre i suoi utili, le quote di spettanza del re, cioè le "decime reali".
*) Come si può dimostrare la propria nobiltà?
La dimostrazione della propria nobiltà familiare,
in Sardegna, non dovrebbe essere molto difficile ma, poiché molteplici
sono i modi per farlo sì che sia assolutamente ineccepibile, si rimanda
allo sviluppo dell'argomento a più ampia esposizione.
Per semplicità e brevità ci si può limitare a dire che
le famiglie nobili figurano iscritte in appositi Elenchi Ufficiali pubblicati
a cura della Regia Consulta Araldica, sino a che ha lavorato (1936).
E ciò è utile per tutta Italia. Più specificamente, in
Sardegna esiste un Elenco Ufficiale pubblicato nel 1902 con riferimenti ad altri
atti ufficiale quali: l'Elenco-Censimento nominale redatto a cura delle Regie
Prefetture nel 1822 in occasione dell'assunzione al trono sardo del Re Carlo
Felice (l'Elenco venne completato nel 1825); l'Elenco-Censimento nominale redatto
nel 1720 allorché l'isola di Sardegna venne consegnata con titolo regio
alla sovranità del Duca di Savoia Vittorio Amedeo II; gli Elenchi nominali
dei partecipanti alle antiche Reali Cortes (i Parlamenti tenutisi in Sardegna
sotto i Sovrani prima Aragonesi e poi Spagnoli) che vanno dal 1421 al 1698.
Riuscendo ad allacciarsi anagraficamente e legittimamente ad un personaggio
già presente in uno dei succitati elenchi la prova nobiliare dovrebbe
intendersi raggiunta. Per chi non dovesse figurare familiarmente o nominalmente
in nessuno dei detti Elenchi, se effettivamente Nobile potrà dimostrare
la sua condizione allacciandosi anagraficamente e legittimamente al personaggio
(ascendente diretto) che figura nominato nel documento che lo ha nominato in
forma progressiva.
*) Come mai ci sono persone nobili e altre non nobili pur avendo lo stesso cognome?
Pur non essendo qui possibile affrontare una storia sulle
origini dei cognomi è facile però ricordare come sin dalla formazione
di essi, secondo il sistema della Gens Romana, questi cognomi siano stati assunti
da più rami di una medesima Gens ovvero da più rami dello stesso
ceppo familiare. Presumibilmente da ciò deriva l'identità di un
cognome in diverse famiglie che seppure promananti da un medesimo ceppo, con
il passare dei secoli, nulla hanno più da spartire tra loro. È
pertanto evidente che se il Signor X Carta, Satta, Serra, Manca, etc., in un
certo momento viene nobilitato i suoi discendenti in perpetuo saranno dei nobili;
mentre, se il Signor X Carta, Satta, Serra, Manca, etc., non viene nobilitato,
i suoi discendenti non saranno dei nobili pur portando il medesimo cognome degli
omonimi nobili.
Il diritto al trattamento ed al riconoscimento nobiliare, quindi, riposa nel
Diploma di nobilitazione che viene concesso a Tizio e non anche a Caio ancorché
Tizio e Caio abbiano lo stesso cognome o, addirittura, siano fratelli germani.
*) Una donna che nasce nobile e che sposa una persona non nobile, rimane nobile dopo il matrimonio? Una donna che sposa un nobile, diventa nobile?
L'Art. 11 dell'Ordinamento Nobiliare dello Stato Italiano
letteralmente dice: "La moglie segue la condizione nobiliare del marito
e la conserva anche durante lo stato vedovile".
Da tale assunto, a mio parere, derivano due conseguenze: La donna che nasce
nobile e sposa un non nobile non perde, soprattutto di questi tempi, i suoi
diritti nobiliari (può essere ricevuta infatti negli Ordini nobiliari
quali Malta, etc. e far parte di altri organismi nobiliari ivi comprese le stesse
Commissioni Araldiche).
La donna che nasce non nobile e sposa un nobile diviene nobile e tale rimane
da vedova, ma se si risposa con un non nobile, evidentemente non potrà
più mantenere lo status acquisito con le prime nozze.
*) Quali sono i "gradi" di importanza della nobiltà?
Non si può dire che esistano "gradi della
nobiltà". Esiste, ed è sempre esistito, uno "status
nobiliaris" nell'ambito del quale si differenziano i diversi titoli che,
nell'evolversi della storia, hanno avuto diversi significati e diversa importanza.
In questa sede non è possibile fare una storia dei diversi titoli nobiliari,
bisognerà accontentarsi di alcuni cenni tenendo presente che alla loro
origine i titoli nobiliari in genere venivano concessi sopra una entità
territoriale feudale e che, pertanto, maggiore era l'estensione o l'importanza
del territorio feudale, più elevato o più importante doveva essere
il titolo ad essi congiunto. Questa la norma; molte le eccezioni.
Inizialmente il corpo nobiliare era formato dai Nobiles Barones distinti poi
in Barones Majores e Barones Minores; successivamente intervennero ulteriori
distinzioni e diversificazioni. Il popolo longobardo chiamò i grandi
Baroni: Duchi mentre il popolo franco li chiamò Conti ed entrambi i popoli
mutuarono da Roma.
Con la vittoria dei Franchi sui Longobardi scomparvero i Duchi ed i loro territori
furono spezzettati: nella città (detta "burg") governò
il Burgravio (Burg graf), cioè il Conte che per l'amministrazione di
più città si fece coadiuvare da un funzionario che si chiamò
Viceconte cioè Visconte, quindi di grado inferiore; nel territorio di
confine (detto "marck") governò il Margravio (Marckgraf) cioè
il Conte della Marca detto poi Marchese. In un territorio di vaste proporzioni
comprendente diverse città e diverse marche (detto "land")
governò il Langravio ("Land graf") cioè Conte di Stato
o meglio Duca. Il Duca in certi casi è detto anche Prinz cioè
Principe o Erzog, Duca, quando trattasi di Duca o Principe Sovrano.
È evidente che un Langravio o Duca o Principe ha un feudo comprensivo
di diverse Marche e diverse città così come un Margravio può
avere nel suo territorio diverse città e un Burgravio governare oltre
una o più città anche dei villaggi importanti (detti "Rindgs")
capeggiati dai Rindgravi cioè Baroni.
Questo sistema feudale ha dato vita alla scala o piramide araldica al cui vertice
stanno i Principi e Duchi seguiti dai Marchesi, dai Conti, dai Visconti, dai
Baroni. Alla base sta la Nobiltà militare, i Cavalieri e poi quella terriera,
i nobili generici, cioè senza feudo. Questa classificazione è
quella accolta dall'Ordinamento Nobiliare Italiano con l'aggiunzione dei diversi
Patriziati alcuni dei quali (Veneto, Genovese, Amalfitano e Pisano) furono grandemente
importanti e nonostante formino in teoria l'ultimo gradino della scala araldica,
quei particolari patriziati vennero equiparati alla più alta nobiltà.
Ed è giusto: se si pensa che le quattro repubbliche marinare erano governate
da una persona, eletta nell'ambito del patriziato, che ne diveniva il Sovrano,
deriva che ciascun Patrizio era un sovrano presuntivo.
Un discorso a parte meritano i titoli reali, quelli Palatini Imperiali e quelli
del Sacro Romano Impero, ma se ne parlerà in altra occasione.