Albero genealogico della famiglia Bacallar
di Vincenzo Amat
La casa Bacallar arrivò in Sardegna intorno
alla fine del XIV secolo dal regno di Valenza, o forse di Maiorca, con varî
esponenti che in diversi momenti storici ricoprono cariche militari nell’iglesiente.
La genealogia sicura comincia con i fratelli Michele, Antonio ed Anna; con Vincenzo
figlio di Antonio la famiglia si trasferì a Cagliari e ne acquisì
la cittadinanza.
Qui i suoi membri assunsero le maggiori cariche civiche e del regno: Vincenzo
fu consigliere civico in diversi anni, ricevitore del riservato ed arrivò
a ricoprire la carica di luogotenente di maestro razionale; i figli Pietro e
Michele, che entrambi esercitavano la mercatura, ricoprirono anch’essi
la carica di consigliere civico della città, mentre la figlia Anna sposò
il cugino Michelangelo Cani (figlio di Anna sorella di Vincenzo) che era giudice
della Real Udienza.
Contemporaneamente la famiglia non disdegnò gli studi, annoverando ben
due dottori, Vincenzo e suo nipote Cristoforo figlio di Michele, ed espresse
notevoli personalità in campo ecclesiastico: già Michele senior
era stato canonico di Bosa, Andrea figlio di Vincenzo fu successivamente decano
della cattedrale di Cagliari, vescovo d’Alghero (1578) ed arcivescovo
di Sassari (1604), mentre dei figli di Michele junior Vincenzo fu decano del
capitolo di Cagliari e vescovo di Bosa ed Antonio anch’egli canonico di
Cagliari e per un certo periodo commissario dell’Inquisizione; parecchie,
nelle varie generazioni, furono anche le monache.
Parallelamente si intensificarono le alleanze con famiglie feudali e nobili,
e come esito di un processo quasi naturale i Bacallar acquisirono il cavalierato
e la nobiltà. La moglie di Vincenzo senior, Anna Dedoni, apparteneva
alla famiglia dei signori di Mara, Tuili e Gesturi; suo figlio Michele, che
aveva sposato donna Speranza Portugués, ottenne la nobiltà sarda
nel 1599, mentre il fratello Pietro sposò donna Guiomar Gualbès
Brancifort, pronipote del viceré Alvaro de Madrigal ed il cui privilegio
di nobiltà (del 1562) era trasmissibile per via femminile.
Anastasio, figlio di Pietro, sposò donna Luisa Manca Coasina; ottenne
l’incarico di reggente la real tesoreria dal 1618 alla morte, avvenuta
a ventiquattro anni nel 1621. All’unico figlio maschio, nato poche settimane
dopo la sua morte, fu imposto, dopo il nome Vincenzo che era stato già
scelto per lui, anche il nome del padre, Anastasio; da questo momento in poi
in famiglia i due nomi, benché distinti, vennero sempre imposti insieme.
Vincenzo Bacallar Manca fu riconosciuto cavaliere e nobile dalla Real Udienza
per discendenza dai Gualbès ed in tale veste partecipò ai lavori
del parlamento del 1642-43. Dal 1640 egli ricoprì l’incarico di
tesoriere generale del regno e nel 1646 divenne cavaliere di Santiago.
Vincenzo aveva sposato donna Monserrata Santucho Contena, nipote dell’arcivescovo
Ambrogio Machín, la quale gli diede dodici figli, fra cui Ambrogio, governatore
delle torri, Andrea, rettore di Thiesi, Paolo (battezzato Giacomo, Paolo) che
fu governatore di Sassari e Logudoro e Vincenzo (che ebbe lo stesso nome del
padre perché nato postumo) il quale ricoprì importanti incarichi
amministrativi e politici anche nel ducato di Milano e fu consigliere del viceré
Montellano.
Da Paolo e sua moglie, donna Maria Sanna Mura dei signori di Gesico e Goni,
nacque un altro Vincenzo, che è senza dubbio il più illustre rappresentante
della casata. Amministratore, uomo politico e diplomatico, fu molto legato agli
ambienti di corte “riformisti” ed acceso sostenitore di Filippo
V nella guerra di successione. Già alcalde della Gran Torre di Oristano,
nel 1703 divenne cavallerizzo maggiore del regno, raggiungendo così un
grado pari a quello di feudatario, mentre nel 1706 fu creato governatore di
Cagliari e Gallura, carica che era politicamente la più importante di
Sardegna dopo quella di viceré. A questo punto, però, le fortune
di Filippo V in Sardegna cominciarono a declinare e Vincenzo Bacallar Sanna
dovette andare in esilio. In Spagna ricevette nel 1709, in segno della riconoscenza
del sovrano, i titoli di visconte di Fuentehermosa e di marchese di San Filippo
(quest’ultimo, non feudale, in omaggio al santo patrono del re); nel 1713
fu uno dei tre fondatori della reale accademia di Spagna, l’organo che
sul piano culturale doveva perseguire le stesse idee che sul piano politico
erano proprie del partito cui faceva capo Vincenzo Bacallar. Fallito ogni tentativo
borbonico di mantenere il possesso del regno di Sardegna, egli fu nominato inviato
straordinario di Filippo V presso la repubblica di Genova e quindi ambasciatore
nei Paesi Bassi, dove morì nel 1726. Autore di importanti opere letterarie
e politiche, fra cui la Monarchia hebrea ed i Comentarios a la guerra de España,
alla sua morte lasciò un cospicuo patrimonio di oggetti d’arte
e di libri, a dimostrazione di una cultura e di una sensibilità eccezionali.
Vincenzo Bacallar Sanna aveva sposato donna Gerolama Cervellón Manca,
dei baroni di Samatzai. Suo figlio Emanuele Filippo, colonnello nel reggimento
Bacallar creato nel tentativo di riconquistare la Sardegna alla corona di Spagna,
gli premorì senza discendenza. I titoli di San Filippo e di Fuentehermosa
furono allora ereditati per espresso decreto regio dalla figlia Maria Giuseppina,
sposata con Francesco Amat Tola dei marchesi di Villarios, e quindi dai suoi
discendenti, fra i quali si è conservato anche il nome Vincenzo (nella
forma abbinata, fino al secolo scorso, “Vincenzo, Anastasio”).
NOTA: I documenti – editi o inediti - sui
quali si è basata la redazione dell'albero sono essenzialmente i Quinque
libri della Cattedrale di Cagliari (come pubblicati su questo sito), la voce
'Bacallar' dell’Origen del cavallerato y de la noblesa de varias familias
del reyno de Cerdeña (c.d. "manoscritto Amat", edito dall'Associazione
araldica nobiliare regionale della Sardegna nel 1975), l'elenco dei rappresentanti
civici di Cagliari dal 1333 al 1981 pubblicato in Giancarlo Sorgia e Giovanni
Todde, Cagliari - sei secoli di amministrazione cittadina, Lions international,
Cagliari, 1981 e i documenti dell’archivio di famiglia Amat di San Filippo
catalogati come gen 32.
Quanto a precedenti versioni dell'albero Bacallar, invece, l'autore ha ripreso
- con le opportune revisioni ed integrazioni - quello inedito di Vincenzo Amat
(1921-1987) marchese di San Filippo e barone di Sorso, specializzato in Studi
sardi all'università di Cagliari, e quello annotato pubblicato da Enrico
Bogliolo, oggi professore straordinario di storia delle dottrine politiche,
in appendice a Tradizione e innovazione nel pensiero politico di Vincenzo Bacallar,
Francoangeli, Milano, 1989: il primo ha avuto come fonti i Quinque libri della
Cattedrale di Cagliari, i documenti dell’archivio di famiglia Amat di
San Filippo (in particolare i numerosi testamenti dei membri di questa famiglia),
la voce 'Bacallar' dell’Origen del cavallerato ed altre, mentre l'albero
del secondo è frutto di un lavoro comune di entrambi questi autori diretto
alla revisione e fusione dei materiali elaborati in autonomia e sostanzialmente
coincidenti nonostante le fonti diverse (cfr. in particolare la nota a pag.
228).
A livello linguistico la scelta redazionale è stata di riportare tutti
i nomi in italiano, in ossequio alla tradizione sarda che li tiene sempre nella
lingua del contesto (latino, catalano, sardo, castigliano od italiano che sia),
tranne Guiomar che si è preferito mantenere inalterato. Per i cognomi,
invece, che nelle fonti hanno solitamente forme più stabili, si è
seguita la dizione più diffusa, o comunque più recente.
In diverse fonti si trovano altre persone con cognome Bacallar: in particolare,
Salvatore (+ 18.12.1602), Pietro (+ 20.12.1602), don Agostino (sp. 24.11.1605
Mariangela Marongiu e + 13.10.1606), Elena Bacallar Xamorro (+ 29.4.1608) e
donna Maria Bacallar Ventimiglia (+ 16.10.1644). In mancanza di dati più
precisi sulla loro appartenenza alla medesima famiglia, essi non compaiono nell’albero.
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