Albero genealogico della famiglia Canelles


La famiglia Canelles ebbe origine in Catalogna, e si trasferì in Sardegna nella prima metà del ‘300. Iniziarono qui una rete di commerci con la Spagna, e stabilirono la loro residenza a Cagliari, in un periodo in cui essere “mercanti” indicava una disponibilità di denaro e di potere non indifferente.
Dalla seconda metà di questo secolo occuparono posti di rilievo nella Città, diventando Consiglieri di Città.
Ricordiamo un Guglielmo Canelles o Canyelles, Consigliere di Città nel 1371, che nel 1361 acquistò le Signorie di Simbilia e Flumini, siti nel Campidano di Cagliari, dei quali non entrò mai in reale possesso a causa della guerra. Successivamente questi feudi tornarono al Fisco.
Da suo fratello Pietro, nel frattempo trasferitisi ad Iglesias, discendono i due rami della famiglia: uno rimase ad Iglesias dove si estinse nel ‘600, l’altro si trasferì a Cagliari dove è tuttora fiorente.
Suo nipote fu Pietro Canelles sindaco della Città di Cagliari nel 1476 a Barcellona presso il Re Don Juan II per ottenere che il Viceré, dopo aver sentito i pareri dei Consiglieri di Città, avesse il potere di aumentare o diminuire il valore delle monete d’oro a seconda delle necessità dell’amministrazione. Nel 1479 fu nuovamente presso la Corte del novello Re Don Ferdinando d’Aragona quando questi voleva minare l’autonomia della Città. Ottenne il riconoscimento della generosità nel 1477 ed acquistò dai Bellit il feudo di Monastir che, però, restituì successivamente.
Questi ebbe due figli: Giovanni e Francesco. Francesco fu Capitano della Città di Iglesias, e Governatore di Alghero, furono suoi figli Sebastiano e Nicolò. Quest’ultimo studiò a Roma dove si laureò in juris utroque nel 1548. Uomo colto ed esperto linguista (parlava ebraico, siriano e greco) fu famigliare e commensale di Papa Giulio III che lo teneva in stima. Canonico e poi Vicario Capitolare di Cagliari, introdusse a sue spese in Sardegna la prima tipografia dell’Isola sita nella sua abitazione di Cagliari, in via dei Cavalieri (che poi diventerà Via Canelles), facendo arrivare artigiani da Brescia e da Lione. Vi si stamparono pregiate edizioni di catechismo, libri di devozione, atti di concili diocesani, decreti del concilio di Trento e la Carta de Logu, pochi invece i testi di patristica e di autori classici. Fu consacrato Vescovo di Bosa nel 1577. Alla sua morte, avvenuta nel 1585, la sua Biblioteca personale contava più di 3.000 volumi, successivamente confluiti nella collezione di Monserrato Rossellò, attualmente in possesso della Biblioteca Universitaria di Cagliari.
Giovanni intraprese la carriera militare, combattendo nelle file di Carlo V Imperatore, il quale gli concesse, con diploma del 24 febbraio 1530, di inquartare nello scudo di famiglia l’aquila reale (descrizione della copia fatta dal Lippi del diploma, poi andato distrutto durante i bombardamenti: Arme: d’oro con pianta di cannella al naturale con sette rami. Nel capo, pure d’oro, l’aquila reale di nero, con una testa, coronata di nero, con ali e coda spiegate, le zampe protese ed il becco aperto verso destra; nel tempo, come spesso succedeva, questo stemma subì delle variazioni: i pali diventarono rossi in campo azzurro e l’aquila reale divenne imperiale, divenendo in questo modo l’attuale emblema della famiglia).
Fu suo nipote Giovanni Stefano che venne ammesso nel Braccio Militare nel 1626 durante il Parlamento del Viceré Bayona, ottenendo il Cavalierato ereditario e la Nobiltà il 21 dicembre del 1630.
Giovanni Maria fu Capitano di Iglesias nel 1689 e Consigliere Capo di Cagliari nel 1713.
Suo nipote Francesco ebbe la carica di Veghiere Reale, capitano e Consigliere Capo di Iglesias, mentre suo fratello Antonio Giuseppe intraprese la carriera legale divenendo Avvocato Fiscale ed amministratore del Marchesato di Torralba.
Cosimo, figlio di Antonio Giuseppe, Cavaliere di Giustizia dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro (1786), prese parte alla difesa della Città, durante il tentativo di sbarco dei francesi nel 1792, fu Vicario Reale e Giudice della Reale Udienza, nel 1812 ebbe il riconoscimento dei titoli nobiliari.
Questo ramo si estinse con un Francesco Sottocommissario di Guerra nel 1828 che morì nel 1833.
Da Carlo, fratello di Cosimo, discendono gli attuali rappresentanti della famiglia. Suo figlio Efisio, Colonnello dell’Esercito, Cavaliere di Giustizia dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro (1825), si sposò due volte: in prime nozze con Antonia Grondona da cui ebbe un figlio Raffaele; in seconde nozze tolse in moglie Vincenza Sanjust da cui ebbe quattro figli, tra cui Giovanni ed Efisio. La discendenza dei due figli maggiori si estinse poco dopo. Efisio continuò la famiglia con Gaetano, poeta dialettale e insigne Magistrato (Presidente del Tribunale dei Minori e Vice Procuratore Reale), da cui Cosimo, ultimo discendente della famiglia, famoso ed apprezzato pittore.