La Baronia di Sorso

 

Una volta scorporata e suddivisa la corposissima Signoria d'Osilo, già dei Centelles e poi dei Cano e infine dei Cedrelles, il pingue feudo di Romangia (comprendente le grosse ville di Sorso e Sennori ed altre minori e spopolate), con atto del 26.8.1434 venne acquistato dal Regio Notaro Dr. Pietro de Ferrera (o de Ferraria) vivente ad Alghero, che nello stesso anno era stato creato Cavaliere Ereditario e che il 20.6.1436 ottenne conferma dell'investitura della Signoria.

Lo stesso de Ferrera, però, volendo ottenere altri territori, magari più prossimi alla sua abituale residenza, con atto del 19.10.1436 vendette la Romangia a Gonnario Gambella, Cavaliere sassarese, appartenente all'antica oligarchia di Sassari e certamente discendente di quell'Itocorre Gambella che, sul principio del XII secolo, per aver protetto la vita del giovane Regolo di Torres, ebbe da questi, in ricompensa, proprio i territori di Romangia in usufrutto.

Gonnario Gambella venne formalmente infeudato Signore di Romangia nel 1440 dal Re Don Alfonso con una fastosa cerimonia tenutasi nella Chiesa di San Pantaleo, primaziale di Sorso. Suo successore fu il figlio primogenito Antonio, che nel 1433 aveva sposato Juana Pertegas, dalla quale aveva avuto tre figlie per le vicende delle quali soprattutto è ricordato. La maggiore delle tre figlie, Rosa - nota anche per la sua avvenenza - fu l'erede della Romangia che seppe governare adeguatamente almeno nei primi anni in cui la amministrò da sola. Rosa, oltre che avvenente, doveva essere anche ambiziosa e perciò si lasciò condurre a nozze dal maturo Capitano d'Armi Angelo Marongio di antica famiglia sassarese, ma di non vecchia nobiltà, celebre però come provetto e coraggioso soldato i cui atti di valore gli avevano fatto ottenere pingui feudi tra i quali Ardara.

Da questo marito dal fiero cipiglio e dal pessimo carattere, che però aveva sgominato le armate arborensi di Leonardo Alagòn nel 1478, Rosa aveva avuto un figlio chiamato il Donnicello Salvatorico, presunto futuro erede di tutti i beni paterni e materni. Angelo Marongio venne assassinato nel 1479 e la, forse non troppo, lagrimevole vedova si lasciò presto consolare dal fascinoso Don Ximene Perez Escrivà de Romani, Viceré di Sardegna e fior di farabutto, già vedovo, pare, di una de Sena.

Queste seconde nozze furono brevi: il bieco Viceré trovò il modo di farsi nominare erede della Romangia dalla moglie e molto velocemente si sbarazzò sia del piccolo Salvatorico sia della moglie e prese possesso della Romangia (non dei feudi dei Marongio che, invece, ritornarono al Regio Fisco).

Le sorelle di Rosa, Maddalena e Marquesa, fecero fiera opposizione alle pretese del Viceré (che a seguito di diverse cause giudiziarie e per diversi motivi venne anche esonerato dall'incarico, poi reintegrato e quindi esonerato definitivamente) innescando tutta una serie di azioni giudiziarie neppure troppo chiare tra loro stesse. Maddalena aveva sposato in prime nozze il nobile Francesco de Milia, da cui aveva avuto il figlio Giovanni Antonio, e in seconde nozze il causidico Antonio Contena, già fiduciario del Viceré Perez e al quale aveva prestato un'ingente somma.

Morta Maddalena nel 1490, il Contena fa causa al figliastro Giovanni Antonio Milia per riavere quanto prestato al Viceré e garantito dal feudo di Romangia. Vince la causa nel 1495 e Giovanni Antonio è costretto a pagare un'ingente somma perché costretto a rifondere i diritti feudali dalla morte dell'avo Antonio Gambella e sino alla sentenza. Il Contena muore nel 1496 e nomina erede dei suoi diritti il nobile Giovanni Pilo. Per i contrasti tra questi ed il Milia, il feudo viene posto sotto sequestro. Entrano in scena nel frattempo gli eredi di Marquesa Gambella, l'altra sorella di Rosa, che aveva sposato Antonio Marongio, fratello di Angelo.

Il figlio di costoro, pure chiamato Antonio, marito di Marquesa Virde, dopo la morte del cugino Giovanni Antonio de Milia, avvenuta nel 1528, e nonostante avesse nominato suo erede Don Francesco de Sena, a seguito di un'ulteriore lite, ottiene di esser nominato Signore di Romangia. Per la premorienza dei suoi figli maschi erediterà il plurilegittimato Alessandro di Castelvì morto poi nel 1568. Ancora una volta, per la morte dei figli maschi, ad ereditare la Romangia sarà la femmina Maddalena di Castelvì (Gambella) Marongio, moglie del Cavaliere e Generoso Cristoforo de Liperi Sarrià, di Sassari.

Maddalena farà testamento il 26.4.1630 disponendo minuziosamente la successione feudale. L'erede sarà Antonio, maschio sopravvissuto, che nel 1527 verrà riconosciuto Nobile Sardo e Don e nel 1630 1° Barone di Sorso. Questi, con capitoli matrimoniali 30.7.1619, sposerà Donna Petronilla Guyò Giagaracho dei Baroni di Ossi e Muros e avrà diversi figli: di questi Don Carlo, morto senza figli, sarà il 2° Barone di Sorso; Don Giuseppe, pure rimasto privo di figli, sarà il 3° Barone di Sorso e infine Donna Maddalena, sorella dei precedenti, erediterà il feudo divenendo Baronessa di Sorso. Costei sposerà ad Alghero il 22.3.1636 Don Francesco Martì de Mualla, dal quale avrà dei figli che vivranno ed agiranno ad Alghero, e in seconde nozze, il 16.1.1653, sempre ad Alghero, il vedovo Don Giovanni Battista Amat Font, Marchese di Villarios e Signore di Llunafras. Il figlio nato da queste nozze, Don Pietro Amat, detto Gambella, erediterà la Baronia di Sorso a discapito dei figli di primo letto della madre che non si sa per quale ragione non sembra abbiano avanzato pretese sul feudo che pure sarebbe dovuto spettare loro ope legis. Vi rinunziarono? E perché? Risposta impossibile!