I feudi di Ploaghe e Cabu Abbas (Giave e Cossoine), Cargeghe e Codrongianus

Serafino di Montañans, gentiluomo di stirpe magnatizia sassarese, forse di origine corsa (il nome originale dovrebbe essere Montagnano), vissuto tra il volgere del secolo XIV e per oltre quattro lustri dopo la prima metà del secolo XV, si segnalò particolarmente per le sue capacità di condottiero e stratega durante la guerra di Napoli del 1420.
Per gli acquisiti meriti militari, il Re Don Alfonso V d’Aragona gli concesse il Diploma di Cavaliere Ereditario il 16.11.1420 e con il medesimo atto lo creò Signore feudale della Villa di Ploaghe, pingue sito del Logudoro che andò ad accrescere le già notevoli ricchezze del Montañans. Lo stesso Sovrano, con Diploma del 10.10.1426 concedette al Montañans il mero e misto imperio sul feudo ploaghese.
Il Cavaliere Serafino fu uno dei personaggi di maggiore spicco non solo di Sassari, ma della Sardegna tutta. La sua lunga vita fu un susseguirsi di onori e prebende che gli vennero tributati per le sue generose ed illustri azioni. Nel 1429 fu illuminato Podestà di Sassari. Per le ben note capacità militari, nel 1436 venne nominato comandante in capo delle milizie sassaresi nella battaglia che gli aragonesi condussero contro la rocca fortificata di Monteleone, ultimo baluardo sardo di Casa Doria, dove appunto si era trincerato Nicolò Doria. Per il valore delle armi sardo aragonesi la rocca fu espugnata e i Doria cacciati definitivamente dalla Sardegna.
Il valore personale di Serafino venne remunerato dal Re con la concessione del ricco feudo di Cabu Abbas di cui venne coinvestito con titolo di Signore, unitamente al fratello maggiore Guglielmo, con atto del 20.4.1436 (Guglielmo di Montañans, valoroso ufficiale di marina, aveva acquistato i feudi di Cuglieri e Montiferro nel 1417; illustratosi nella battaglia navale di Calvì in Corsica a pro della armata catalana nel 1419, il Re lo infeudò formalmente Signore dei suddetti feudi; Guglielmo nel 1426 vendette Cuglieri e Montiferro a Raimondo Zatrillas). Guglielmo di Montañans delegò tutta l’amministrazione del feudo al fratello Serafino che diversi anni dopo diventerà anche l’erede testamentario del fratello maggiore.
Con Regio Diploma dell’1.9.1439 a Serafino venne formalmente concesso il titolo di Barone (1) sul feudo di Ploaghe e il privilegio della Generosità. Nel 1440 fu ancora eletto Podestà di Sassari ma, nello stesso anno, i concittadini lo vollero Legato e Sindaco Straordinario della Città presso il Sovrano dove con “garbata, ma forte eloquenza” rappresentò al Re i diritti e le richieste di Sassari ottenendo ottimo successo.
Per queste sue capacità anche in campo politico-amministrativo, svolte non solo per Sassari ma anche a pro del Re, si ebbe riconoscenza sovrana con l’investitura a Signore feudale di Cargeghe, in data 8.1.1442, villa che egli aveva acquistato poco prima come bene allodiale dal Nobile Francesco de Centelles.
Sempre per la sua importante operosità, con atto del 10.11.1454 ebbe l’investitura ad personam della Incontrada di Oppia (2) (villa di Mores e altre tre ville spopolate) e del Montesanto basso (3) (Villa di Ardara). Nel 1475 erediterà la Signoria feudale della Villa di Codrongianus con Beda e Saccargia alla morte del fratello minore Giuseppe il quale ne aveva ottenuto investitura nel 1420 dopo aver fatto prodigi di valore nella guerra di Napoli nelle file comandate dal fratello Serafino.
Nel 1472, quando le insanabili divergenze sorte tra Don Leonardo Alagòn Cubello Marchese di Oristano e Niccolò Carroz Conte di Quirra e Vicerè di Sardegna, preludettero alla guerra che poi sarebbe terminata con la vittoria della armi aragonesi a Macomer nel 1478, il Re d’Aragona, l’infido Don Giovanni II, nominò il Montañans, già assai avanti negli anni, arbitro tra i due rivali al fine di comporre le divergenze, affiancandogli come coadiutore il fratello Giuseppe che morirà poco dopo. Fu questo, certamente, il più prestigioso incarico affidatogli, e anche l’ultimo.
Dopo la battaglia di Macomer del 1478 che, nonostante l’immane impegno non riuscì ad evitare, Serafino di Montañans venne a morte largamente rimpianto dai suoi concittadini che in diverse pubbliche manifestzioni ne ricordarono elogiativamente le preclare doti di uomo, di soldato, di politico.
Persino il Re d’Aragona si degnò di inviare alla Città e Comune di Sassari un’elegia in memoria dell’ “Onorato e fedele nostro Barone Serafino di Montañans”.
Erede universale dell’ingente fortuna del defunto fu, per testamento, l’unico suo figlio Serafino II che ottenne formale investitura feudale nel 1480 quando non era più in giovane età. Questo secondo Serafino fu certamente un buon umo e uomo di pace, ma assai adombrato dalla prepotente personalità paterna ancor viva nel ricordo dei sassaresi. La sua carriera di uomo e di feudatario, forse ingiustamente, non è ricordata – per il ventennio della sua durata – da fatti eclatanti degni di menzione ma piuttosto per qualche valida opera pia. Nel marzo del 1500 venne serenamente a morte legando testamentariamente tutti i suoi beni, feudali e non, all’unica sua figlia Giovanna che il 28.4.1500 venne regolarmente investita Baronessa di Ploaghe con incorporati i feudi minori de Beda, Saccargia (donati poi questi due all’Arcivescovo di Sassari), Cargeghe e Codrongianus, e Signora di Cabu Abbas unitamente al marito Don Francesco di Castelvì dei Visconti di Sanluri, Maggiordomo del Re Don Ferdinando II.
Feudatario di fatto e di pieno diritto fu proprio il Castelvì, avevando la moglie rinunziato a suo favore alla gestione feudale, che governò saggiamente sino al 1503, anno di sua morte. I coniugi di Castelvì Montañans ebbero due figli: Donna Maria, primogenita, sposata al cugino Don Artaldo di Castelvì Alagòn Visconte di Sanluri e Conte di Laconi, e Don Gerolamo che succedette ai genitori (rectius, al padre), ottenne investitura feudale il 20.4.1503 e resse i feudi per trentaquattro anni, ma consentendo l’antecipata successione a favore della figlia primogenita.
Don Gerolamo di Castelvì Montañans sposò la nobile catalana Donna Micaela Alos dalla quale ebbe tre femmine: Donna Francesca secondogenita, forse morta bambina o monacata, poichè di lei non si conosce storia; Donna Maria, terzogenita, di cui si riparlerà più avanti; Donna Anna, primogenita, che con l’assenso paterno succedette al padre ancora vivo nel compendio feudale di cui venne investita il 13.6.1535. Donna Anna sposò Don Federico di Cardona ed alla sua morte le succedette il figlio maschio primogenito Don Gerolamo di Cardona Castelvì. Quest’ultimo, dalla consorte Donna Elena d’Alagòn di Cardona, ebbe un unico figlio maschio, chiamato Don Gioacchino che succedette nei feudi paterni ottenendone regolare investitura.
Don Gioacchino sposò la parente Donna Caterina d’Alagòn Castelvì cui, morendo nel 1590 senza aver avuto figli, lasciò per testamento tutti i feudi.
Immediatamente dopo la morte di Don Gioacchino, il Regio Fisco pretese la devoluzione dei feudi in assenza – sostenne – di successibili diretti. Contro la pretesa del Fisco fece opposizione la vedova ed erede di Cardona; contro entrambi, invece, fecero opposizione Don Giacomo di Castelvì – Castelvì Montañans Conte di Laconi (poi nel 1605 1° Marchese di Laconi) e sua sorella Donna Aldonza. Entrambi sostennero il loro diritto a succedere nei feudi - in contrapposizione al Fisco e a Donna Caterina vedova di Cardona – quali eredi e diretti discendenti di Don Gerolamo di Castelvì Montañans loro avo materno. Altra pretesa sollevò Donna Francesca di Castelvì Alos, terzogenita del Barone Gerolamo e zia dei due oppositori, sostenendo di aver diritto alla successione nei feudi, con prelazione su di ogni altro pretendente, in quanto unica figlia vivente del Barone Don Gerolamo.
Questa Donna Francesca e la di lei nipote Donna Aldonza con una veloce sentenza della Reale Udienza vennero subito escluse da ogni possibilità di successione e poste a tacere per sempre. Gli altri due contendenti, cioè Donna Caterina di Cardona e il Conte di Laconi, vinsero entrambi la causa contro il Regio Fisco e per evitare maggiori spese ed altre lunghe liti tra loro, addivennero ad una transazione. Il Conte di Laconi ottenne il Feudo di Ploaghe e feudini annessi di cui venne investito Barone il 15.2.1594. La vedova di Cardona ebbe il feudo di Cabu Abbas (ed un consistente conguaglio in denaro pagato immediatamente) di cui fu investita Signora nella medesima data.
Alla morte di Donna Caterina, per sua espressa volontà testamentaria, gli succedette il padre Marchese Don Giacomo d’Alagòn di Cardona. Il feudo di Cabu Abbas rimase nella casa d’Alagon sino a che l’ultimo rappresentante della famiglia, Donna Emanuela d’Alagòn lo fece convergere, in virtù di nozze, nella casa de Silva.

 

Note:

  1. E’ la prima volta che in un documento Regio si fa una distinzione, in Sardegna, tra il titolo di Barone e quello di Signore, in quell’epoca e per molto tempo dopo ancora ritenuti titoli paritetici. Quasi una prelusione della scala araldica moderna. Di fatto, tale distinzione non sembra apparire più in documenti né dell’epoca, né posteriori.
  2. e 3) Morto Serafino di Montañans l’Incontrada di Oppia e Montesanto basso ritornarono al Regio Fisco. Nel 1479 il Re infeudò dell’Incontrada di Oppia il Grande Ammiraglio d’Aragona Giovanni di Villamari (forse in premio per avergli consegnato tutti gli Alagòn dopo la battaglia di Macomer) e del Montesanto Basso, cioè Ardara e feudini annessi, il Capitano d’Armi, Cavaliere Angelo de Marongio marito di Rosa Gambella, comandante delle schiere sassaresi a Macomer ed uno dei più efferati soldati che maggiormente contribuirono alla vittoria aragonese.
  3. Morto assassinato Angelo de Marongio alcuni anni dopo, seguito, dopo breve tempo, dalla morte dell’unico figlio Salvatorico, il feudo di Montesanto Basso ritornò al Fisco da cui il bosano sassarizzato Antioco Virde acquistò la sola Villa di Ardara.
  4. Donna Isabella di Villamari, nipote del sunnominato Giovanni, sposa di Ludovico Sanseverino Principe di Salerno, feudataria di Bosa, della Planargia e dell’Incontrada di Oppia, nel 1547 vendette quest’ultimo feudo ad Antioco Virde, uomo in carriera, già feudatario di Ardara e, soprattutto, molto ricco. Giovanni Virde, figlio ed erede di Antioco, perfezionò la sua posizione feudale poichè venne creato Cavaliere Ereditario nel 1560. Questi sposò la Donzella Caterina Pilo Cano ed ebbe due figlie, Elena e Caterina, che sposarono i due fratelli Don Andrea e Don Giacomo Manca Cedrelles. Don Andrea e Donna Elena non ebbero figli e morirono giovani. Nei feudi Virde succedette Caterina Virde Pilo che portò il feudo in casa Manca. I discendenti di Giacomo Manca Cedrelles e di Caterina Virde Pilo, Signori dell’Incontrada di Oppia, divennero Conti e poi Marchesi di Mores.