Il Marchesato di Palmas

In ricompensa dei servigi venduti alla corona, con diploma 1 settembre 1420 il Re Don Alfonso fece donazione al cavaliere Lodovico de Aragal delle ville di Villamassargia, Domusnovas, Mamoyada, Fonni ed altre in feudo secondo la consuetudine d'Italia.
Per urgenza dello Stato, con altro diploma del 24 giugno 1432, lo stesso Re fece vendita in feudo, come sopra, al medesimo de Aragal del castello di Joyosa guarda per il prezzo di 300 lire alfonsine.
E finalmente con altro diploma del 16 luglio susseguente, in contemplazione dei servigi che aveva prestato, gli concedette la facoltà di disporre di detti feudi tanto per contratto tra vivi, che per ultima volontà in favore dei suoi figli e discendenti, sia maschi che femmine.
L'Aragal, con assenso del procuratore reale, comprò il 25 settembre 1437 la villa di Decimo dal visconte di Sanluri Antonio De Sena per il prezzo di 1.100 lire alfonsine con riserva del riscatto al venditore, che disse tal villa essergli pervenuta da Giovanni suo padre, il quale per contratto del 26 agosto 1426 ne aveva fatto acquisto da Galcerando di Santapau, cui dal Re Alfonso era stata concessa per patente del 20 giugno 1418 e sotto il 19 marzo 1441 il medesimo sovrano ratificò poi l'assenso di detto procuratore reale.
Morì il predetto de Aragal lasciando erede Filippo suo primogenito, da cui furono tutti gli anzidetti feudi ceduti a Giacomo II suo figlio, cui il Re Don Giovanni, con diploma 8 dicembre 1464, concedette poi il mero impero sopra la villa di Decimomannu. E quindi nel 1484 il Re Don Ferdinando, volendo remunerare la fedele servitù che gli aveva prestato Giacomo, eresse detti feudi in baronia sotto il titolo di Joyosa guarda.
Con diploma 30 agosto 1471 il Re Don Giovanni aveva concesso in feudo, secondo la consuetudine d'Italia, a Don Giacomo I d'Aragal, secondogenito del Lodovico e fratello minore di Filippo, in ricompensa dei servigi ricevuti da lui in qualità di suo consigliere, le ville di Guiridili, Frongia Sabassos, Formenteddu, Tratalias, Palmas ed altre sino al numero di quindici, tutte già possedute da Marco di Mombuy e poi devolute alla corona per la sua morte senza maschi.
Don Giacomo I d'Aragal, essendo morto carico di molti debiti per fideiussioni e spese fatte sia per lui che per Pietro suo figlio, né a questo tornando a conto di riscattarle, per mezzo di Michele suo fratello nella qualità di procuratore con istrumento 5 marzo 1485 e con l'assenso del procuratore reale, ne fece vendita in feudo come sopra all'altro Don Giacomo II, per il prezzo medesimo per cui si trovavano impegnate, lasciandone a lui, e cedendone il dominio utile perché le avesse riscattate. Erano queste ville in numero di 24 e fra esse vi si comprendevano quelle di Frumenteddu e Palmas.

Con regia patente 4 marzo 1421 il Re Don Alfonso, volendo ricompensare la servitù di Giordano De Tola, gli fece donazione e concessione in feudo come sopra delle ville di Sipont, Sant Esperat, Soleminis ed altre sino al numero di otto. Al suddetto concessionario successe suo figlio chiamato anch'egli Giordano, il quale per mezzo di Pietro Rigolf, suo avo materno e curatore, con istrumento 14 febbraio 1442 e con decreto del procuratore reale ne fece vendita con termine di riscatto ai fratelli Galcerando, Guglielmo e Giovanni Torellò per il prezzo di lire 2.500, contratto che fu poi approvato dallo stesso Re Don Alfonso con diploma 2 giugno susseguente, e il 13 aprile 1464 il Re Don Giovanni, per riconoscenza, concedette poi ai detti acquisitori, sopra dette ville, il mero impero durante la loro vita. Il Galcerando, con assenso del procuratore reale, per istrumento 5 aprile 1490 fece vendita di Villaspeciosa e d'Itzo a Don Giacomo II d'Aragal per lire 2.000 moneta di Cagliari.
Nello stesso anno 1490 lo stesso Giacomo de Aragal, unitamente a Geraldo Botter, che da Onofrio e Galcerando padre e figlio Torellò aveva acquistato le altre di Sant Esperat, Sipont, Susua, Simniminis ed Arzedi fecero ricorso al Re Ferdinando per ottenere il mero e misto impero sopra i suddetti loro rispettivi feudi, e quel sovrano, il 20 ottobre del medesimo anno, fece loro la grazia a perpetuità attesi i servigi ricevuti da loro stessi ed anche dai loro antenati.
Il medesimo de Aragal, nel 1499 e 1501, ottenne poi da Re Ferdinando due privilegi di ampliazione sopra la Baronia di Joyosa guarda, coi quali a lui e a Filippo suo figlio fu concesso di disporre dei feudi, nel caso venisse a mancare la discendenza maschile, anche a favore delle femmine, alle quali si dichiarò che sarebbero potuti succedere i loro figli maschi e fu, in virtù del secondo diploma, loro concessa pure la facoltà di disporne in favore di detti loro discendenti dell'uno e dell'altro sesso tanto per atto tra vivi, quanto per testamento come di beni burgensi. Il primo di detti privilegi è datato 20 ottobre del 1499 e l'altro del 27 settembre 1501.
Profittando dunque Giacomo di tali facoltà, istituì erede Filippo, il suo unico figlio maschio, cui in caso fosse morto senza prole, sarebbe succeduta sua figlia primogenita Antonia, ed ove questa non fosse più vivente, chiamò all'eredità il primogenito di lei.
Succeduto il figlio Filippo, morì lasciando un suo figlio piccolo chiamato Pietro Lodovico, il quale morì in tenera età. E quindi Antonia, essendosi sposata con Salvatore Bellit, partorì un figlio chiamato Lodovico, contro cui il fisco mosse lite, pretendendo i feudi devoluti per la morte di Pietro Lodovico.
Ma mentre si proseguiva la causa, essendo ricorso Salvatore Bellit al Re Don Ferdinando offrendo al regio erario mille ducati d'oro purché il fisco rinunciasse alle sue ragioni in favore del figlio Lodovico, S.M. con diploma 29 aprile 1512 accettò l'offerta in considerazione dei meriti della famiglia de Aragal, per cui Lodovico fu investito di Joyosa guarda, Villamassargia, Domusnovas, Decimomannu e delle altre ville componenti la Baronia con la stessa natura con cui era stata posseduta dal Giacomo d'Aragal. E questo fu il modo con cui nella famiglia Bellit vennero ad unirsi i feudi della casa de Aragal.

Con diploma 3 febbraio 1421 il Re Don Alfonso, in ricompensa dei servigi ricevuti, concedette in feudo secondo il costume d'Italia, a Nicolao de Cassiano le ville di Monastir, Segafe, Sehutes, Promont e Noraig, con facoltà peraltro di poterne disporre in favore dei suoi figli sia maschi che femmine. Per istrumento 17 aprile 1432 Cassiano, con assenso del procuratore reale, le alienò a Giovanni Dedoni, con le stesse qualità feudali, per il prezzo di lire 1.640 alfonsine. A Giovanni succedette Gerardo II suo figlio. Costui, angustiato dai debiti, in virtù d'istrumento 15 aprile e 27 maggio 1454 le vendette a Pietro Bellit con licenza di cui sopra per lire 2.000 alfonsine, e il contratto fu poi approvato dal suddetto sovrano il 5 luglio susseguente.

Il procuratore reale Giacomo di Besora, usando la facoltà datagli con patente 26 agosto 1434, per istrumento 9 gennaio 1440 concedette a Monferrate Ferrer in feudo, secondo la consuetudine d'Italia, la villa di Baratoli col patto di pagare al regio erario un fiorino d'oro di Firenze annualmente finché vi avesse stabilito venti famiglie, e non solo la concessione fu approvata dal Re Don Alfonso con diploma 29 agosto del medesimo anno, ma venne anche ampliata in favore delle femmine a lui discendenti. Morì il Ferrer lasciando un figlio ancora piccolo di nome Michele; e poiché la madre e tutrice Desiata Ferrer si trovò in urgenze di famiglia, con l'assenso del procuratore reale vendette per istrumento 23 luglio 1455 al Pietro Bellit per lire 200 alfonsine.

Il Visconte di Sanluri Don Antonio De Sena, insieme a sua moglie Caterina, per istrumento 27 giugno 1454, fece vendita allo stesso Pietro Bellit della villa di Nurgi per il prezzo di lire 300 alfonsine, la quale ville già da loro stessi era stata venduta, con varie altre, a Raimondo Botter con la riserva di riscatto, dichiarando Caterina che la villa era pervenuta a lui con l'eredità del padre Pietro Goria, cui era stata concessa in feudo secondo la consuetudine d'Italia, ed il contratto venne ratificato dallo stesso Botter e poi approvato dal Re Don Alfonso, il 5 luglio susseguente.

Il procuratore reale di Besora concedette per istrumento 1 marzo 1436, in remunerazione dei servigi venduti alla corona a Roggerio di Besora in feudo come sopra le ville di S. Pietro di Nuraminis, Nuraguens e Borro devolute per morte in tenera età dell'erede di Francesco Mamanio Valguarnera, con le altre due di Barala e Covonio, e il 2 settembre 1439 la concessione fu poi approvata dal Re Don Alfonso con l'aggiunta del mero impero.
Detti feudi passarono ad Angiola Beltran, moglie in prime nozze di Bartolomeo Sureda e quindi di Michele Sanchez, che il 10 luglio 1486 ne fece donazione, con le altre due di Canxeddos e Sogus, al commendatore Galcerande De Cap De Villa, che il 3 agosto 1498 li vendette poi a Salvatore Bellit per la somma di lire 1.000 moneta di Cagliari, mediante decreto permissivo del procuratore reale.

Con patente 21 agosto 1410 Pietro Torrellas, luogotenente e capitano generale di Sardegna e di Corsica, per remunerare Pietro Oggeri della servitù prestata nell'impiego di segretario del regno di Sicilia, avvalendosi dell'autorità avuta dal sovrano, gli concedette in feudo come sopra il castello di Acquafredda; e con diploma del 5 febbraio 1421, avendo il Re Don Alfonso approvata detta concessione, vi aggiunse le ville di Gulbisa e Villaspeciosa e tutte le altre già possedute dal padre del concessionario, concedendogli anche il mero impero sul castello Sipont, Sant Esperat ed ogni altra da lui posseduta.
Pietro Oggeri ebbe due figli maschi, Pietro e Giorgio, e due femmine, Margherita e Gabriela, e con testamento del 17 giugno 1439 istituì erede il primogenito Pietro col carico di vari legati, cioè di lire 400 a Giorgio, 400 a Margherita e 500 a sua moglie.
Pietro morì lasciando come erede Michele suo figlio ancora piccolo e lo zio Giorgio (fratello di Pietro), avendo acquistato dalla cognata vedova lire 200 del legato e lire 400 del legato lasciato a Margherita, estinse un censo capitale di lire 60 col pagamento di lire 103 alfonsine tra capitale ed interessi. Per quel censo erano state ipotecate le ville di Tulvi e Perduxo al creditore Giovanni Barall, che poi lo vendette a Giovanni Tennis. Giorgio pagò anche lire 40 agli eredi di Giacomo Doros.
Trovandosi quindi l'eredità carica di questi debiti, dette ville, insieme col castello di Acquafredda, Silico, Macio, Borro e Villanova Sulucis, furono vendute dalla Governazione con la riserva di riscatto per Michele (ancora infante) allo stesso Giorgio per il prezzo di lire 1.021 con approvazione del Re Don Alfonso.
Con scrittura 17 agosto 1458 Giorgio ne fece poi vendita per lire 800 alfonsine a Giacomo d'Aragal e Pietro Bellit con assenso del procuratore reale e l'8 ottobre 1460 tale scrittura fu poi da lui ratificata con pubblico istrumento, nel quale il de Aragal, avendo con buona fede confessato che il prezzo era stato interamente sborsato dal Bellit, fece perciò assoluta rinuncia in suo favore sul feudo.
Al Pietro Bellit succedette Salvatore suo figlio, il quale sposò Giovanna de Aragal figlia di Giacomo, dal cui matrimonio nacquero Pietro Lodovico, Giacomo ed Anna.
Salvatore, avendo in altro tempo già venduto a Giacomo de Aragall II le suddette ville, ne ottenne la retrovendita per istrumento 12 marzo 1504, mediante il prezzo di lire 3.008 moneta di Cagliari.
Dai regi commissari nell'anno 1499, essendogli stati fatti vari carichi per pagamenti non fatti dell'annuo censo di un fiorino d'oro dovuto alla regia camera sopra i feudi di S. Pietro di Nuraminis, Nuraminello, Nuraguens, Borro, Canxeddos e Sogus per laudemi non pagati e per trasporti fatti senza licenza del principe e non volendo egli entrare in conflitto col fisco, offrì alla regia cassa lire 600 di moneta cagliaritana, affinché fosse con ciò approvata la donazione di detti feudi fatta dalla vedova Sanchez Beltran al commendatore Cap De Villa e così pure la vendita, che questo ne aveva fatta poi a lui; essendo stata accettata l'oblazione, la transazione fu poi stipulata dalle parti il 2 luglio 1508 e successivamente approvata dal Re Don Ferdinando con diploma 12 febbraio 1512.
Salvatore Bellit, insieme a suo figlio Pietro Lodovico, per istrumento 14 novembre 1513, vendette a Nicolao Gessa, con riserva di riscatto, le ville di Silico, Borro, Masi, Villanova Survis, Acquafredda col castello, Sabatzos susu e iossu e Frongia per lire 4.500 moneta di Cagliari, ed avendole infatti poi riscattate, Pietro Lodovico venne reinvestito dal Re Carlo e dalla Regina Giovanna per diploma 27 aprile 1519, insieme con molte altre in numero di 34, fra le quali Monastir, S.Pietro di Nuraminis, Domusnovas, Joyosa guarda, Villamassargia, Villastruba, Fomenteddu, Baradulli col castello e Palmas, in parte già possedute da suo padre Salvatore e dal Giacomo d'Aragal di cui era ugualmente erede.
Salvatore Bellit, oltre a Pietro Lodovico, lasciò altri due figli: Giacomo ed Anna.
Pietro Lodovico ebbe due figli maschi e una figlia femmina: Don Raynerio che ereditò i feudi, Don Antioco che sposò Donna Erilla Cariga Manca, da cui nacquero Don Lodovico e Don Giovanni, e Donna Elena, che in seconde nozze sposò Don Agostino Gualbes, da cui ebbe un figlio chiamato Luigi.
Giacomo Bellit lasciò un figlio di nome Salvatore, che fu padre di Gerolama che sposò Melchiorre Aymerich da cui nacque una figlia chiamata Elisabetta che fu poi moglie di Don Salvatore di Castelvì e che morì senza discendenza.
A seguito della morte del primogenito di Pietro Lodovico, Raynerio, senza prole, succedette il nipote Giovanni in quanto premorto il padre Antioco e il fratello Lodovico, figlio primogenito di Antioco.
Giovanni si sposò con Marianna Cervellon Torresani da cui ebbe solo una figlia, Caterina, che fu da lui istituita erede, con sostituzione in mancanza di prole a favore di Ludovico Gualbes figlio di Elena sua zia e di Erilla sua madre in quanto ai beni liberi.
Essendo morta Caterina in età infantile, e quindi senza prole, si intavolò una lite avanti la Reale Udienza tra il Gualbes e Salvatore Bellit figlio di Giacomo, pretendendo entrambi di succedere ai feudi, e nel proseguimento della causa si fece avanti il fisco pretendendoli devoluti.
Ma il 18 dicembre 1600 uscì una sentenza con la quale furono rigettate le istanze fiscali, furono aggiudicati al Gualbes i feudi ed i beni liberi lasciati dal Giacomo de Aragal e al Bellit i beni feudali ed allodiali lasciati da Salvatore Bellit I suo antenato. Tale sentenza venne poi confermata in data 26 marzo 1604.
A Salvatore Bellit II successe, come detto, sua figlia Gerolama, sposata a Melchiorre Aymerich, e ad essa Gerolama la figlia Elisabetta, che morì senza prole. Alla sua morte il Lodovico Gualbes, come figlio di Elena Bellit, essendosi messo in possesso dei feudi da essa lasciati, insorse il fisco e ne ottenne il sequestro come fossero feudi devoluti. E mentre si agitava la causa insorse pure la vedova Elena Blancafort, proponendo sopra i medesimi feudi certe sue pretese ragioni.
Ma il 26 marzo 1616 uscì una sentenza con voto del consiglio patrimoniale, con cui furono rigettate le istanze della vedova Elena Blancafort e dichiarato non farsi luogo alla devoluzione, concedendo al Gualbes l'investitura. Successivamente egli ottenne il titolo comitale sopra la villa di Palmas.
Nel 1627 gli fu concesso sopra la stessa villa il titolo marchionale, e nel susseguente anno fu nuovamente investito tanto di detto feudo, quanto degli altri di Joyosa guarda, Acquafredda, Siliqua, Monastir ed altri componenti la baronia. E il 10 luglio 1630 ottenne per sé e per i suoi discendenti solamente l'allodiazione dei medesimi feudi mediante lo sborso di 1.600 patacche, equivalenti a lire 7.000 moneta di Cagliari.
Al Marchese Gualbes successe suo figlio Don Alfonso, di cui si ignora la discendenza. Si sa solamente che una certa Elena Gualbes, che viveva nel 1628, fu moglie del Marchese di Villacidro, Don Antonio Brondo. Da qui il passaggio del feudo alla famiglia Brondo.
Da Elena nacque Don Francesco Lussorio, che lasciò un figlio chiamato Felice, che sposò Donna Giovanna Crespi di Valdaura. Dal matrimonio venne alla luce una sola femmina di nome Maria Ludovica che sposò il Conte Crespi di Sumacarcel, la quale in vigore di due sentenze del 1676 e 1696, fu investita del marchesato di Palmas.
Con suo testamento 1730 nominò erede universale Don Cristoforo Crespi suo primogenito, cui succedette (essendo morto senza prole) suo fratello secondogenito il Marchese del Gadillo, al quale nel 1755 fu concessa l'investitura di Villacidro.

 

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