Visita guidata nel centro storico di Oristano
di Luigi Orrù di San Raimondo
ed Enrico Sanjust di Teulada
Piazza Duomo
Il nostro itinerario si propone di visitare i luoghi di Oristano maggiormente legati alla storia ed ai personaggi appartenenti alle famiglie nobili sarde. Punto di partenza del nostro percorso è la Piazza Duomo dove è possibile ammirare il Seminario e la Cattedrale.
Seminario:
Il Seminario Tridentino venne fondato nel 1712 dall'Arcivescovo Francesco
Masones. Don Francesco Masones nacque a Cagliari nel 1647 da Don Antonio
e Donna Anna Maria Nin. Dopo alcuni anni trascorsi a Siniscola in qualità
di Rettore, il Masones venne nominato nel 1674 Canonico della Diocesi di
Ales. Le sue qualità umane e le profonde conoscenze teologiche ben
presto gli permisero di ricevere incarichi sempre più importanti,
fino a ricoprire la carica di Vicario generale. Nel 1693 venne nominato
Vescovo e in tale veste si adoperò con grande zelo per realizzare
la nascita del Seminario che vide finalmente la luce il 14 maggio 1703. Nominato l'anno successivo Arcivescovo di Oristano, continuò la sua opera di apostolato nella nuova sede promuovendo anche qui la fondazione del Seminario. A questo proposito acquistò dal rettore di Isili per 600 ducati d’argento alcune casupole attigue al palazzo vescovile e, una volta inaugurato l'edificio il 1° maggio 1712, ne finanziò l’attività con l’1% delle rendite ecclesiastiche. L’edificio che il Masones fece costruire era di dimensioni estremamente modeste, costituito da una sala per le lezioni e da quattro camere destinate agli insegnanti e ai loro sei allievi. Ben presto si rese necessario ampliare l'edificio per ospitare un numero maggiore di alunni. Nel periodo 1744 - 1746 vi fu un primo ampliamento da parte dell'Arcivescovo Fontana e successivamente un nuovo e consistente intervento venne promosso dall'arcivescovo Del Carretto. Ulteriori interventi vennero realizzati, sotto la direzione del Cominotti, dal 1829 al 1834 e successivamente negli anni '70 del XIX secolo. Nel 1910 venne costruito un nuovo piano sopra la biblioteca e venne eretta la maestosa scala di ingresso a doppia rampa, su progetto dello scultore Giuseppe Sartorio. |
Cattedrale:
La cattedrale di Oristano è frutto di un complesso di
architetture costruite in tempi diversi: l’aspetto attuale si
deve al XVIII secolo, quando gli interventi di rifacimento cancellarono
quasi completamente le precedenti strutture romaniche e gotiche. Di
una presunta cattedrale risalente al XII secolo con materiali di spoglio
provenienti da Tharros e Othoca non rimane alcuna testimonianza. Al
1228 risale invece l’edificazione voluta dal giudice Mariano II
e dall’arcivesovo Torchitorio ad opera di maestranze lombarde.
All’arcivescovo Antonio Nin si deve il rifacimento totale a partire
dal 1721 ad opera di G.B. Arieti di Alghero. La facciata, mai terminata,
presenta un portale con timpano spezzato e una finestra tra due nicchie;
isolato appare invece il campanile ottagonale, che fino al secondo ordine,
con le sue monofore, è contemporaneo alla costruzione duecentesca
del duomo, mentre la parte terminale, con la cella campanaria, i mascheroni
e la cupola a cipolla rivestita di maiolica policroma, è invece
settecentesca. |
Di fronte al seminario è situata la Chiesa della Santissima Trinità, risalente al XVII secolo, mentre sulla sinistra troviamo la Chiesa di San Francesco.
Chiesa
della Santissima Trinità: |
Chiesa
di San Francesco: La chiesa di S.Francesco, edificio in stile
gotico risalente al XIII sec. di cui rimangono alcuni resti in facciata,
venne abbattuta e ricostruita in forme neoclassiche da G. Cima (1841-42).
Ha una facciata con ampia scalinata e pronao tetrastilo con timpano.
L’interno, a pianta centrale, ha due cappelle laterali, abside
semicircolare e cupola emisferica con lanterna e decorazione a cassettoni
sostenuta da semicolonne ioniche, pilastri e archi a tutto sesto. |
Piazza Eleonora
Nella Piazza si trovano numerosi edifici di grande interesse.
Palazzo
Campus Colonna: Il bel palazzo ottocentesco, attualmente di
proprietà dell'amministrazione comunale, appartenne alla famiglia
Campus. Tramite il matrimonio tra Giuseppina Campus e Giosuè
Colonna, l'edificio venne ereditato da quest'ultima famiglia. I Colonna
erano una famiglia proveniente da Ponza che si trasferirì nella
seconda metà dell'800 in Sardegna. Divennero ricchi industriali
e costruirono un altro edificio lungo Corso Umberto. |
Palazzo Civico |
Palazzo
Civico (ex convento degli Scolopi): L'edificio, attualmente
sede del Palazzo Civico, appartenne fino al 1866 agli Scolopi. Col passaggio
del complesso allo Stato i locali del convento vennero adibiti a regio
ginnasio e successivamente a sede del tribunale. |
Monumento ad Eleonora |
Monumento
ad Eleonora d'Arborea: Il monumento, posto al centro della
piazza, venne realizzato nel 1881 dai fiorentini Ulisse Cambi e Mariano
Falcini. |
Palazzo Corrias
Carta : Alla confluenza tra il corso Umberto e la piazza Eleonora
sorge il palazzo appartenuto al Nobile Don Giuseppe Corrias, edificato
tra il 1860 e il 1874 su progetto attribuito al Cima. Al suo interno conserva
affreschi e decorazioni eseguite nel 1870 da Giovanni Dancardi e Davide
Dechiffer. È composto da due corpi asimmetrici, raccordati all’angolo
della piazza da una soluzione cilindrica, che offre una piacevole visione
prospettica. Le finestre di questo elemento, sono al piano nobile evidenziate
da paraste e, come al piano superiore, accompagnate da balconi. Sopra
la finestra in corrispondenza al portone principale spicca lo stemma di
famiglia, che rappresenta uno scudo troncato, con nella parte superiore
un cervo tra due cipressi, passante sulla pianura erbosa, sormontato da
tre stelle, il tutto sormontato da una corona marchionale. Nella parte
inferiore, un cuore accostato da quattro api. Il suddetto Giuseppe Corrias
(1811 – 1890) aveva ottenuto la Nobiltà nel 1834 su richiesta
del padre Giovanni Battista, avvocato. Fu uno degli oristanesi più
in vista dei suoi tempi: avvocato, fu sindaco della sua città,
e in questa veste fu uno dei promotori per la realizzazione del monumento
a Eleonora d’Arborea; dal 1849 al 1860 fu ripetutamente eletto alla
Camera subalpina e nel 1861 alla prima legislatura del Regno d’Italia.
Uno dei suoi figli, un altro Giuseppe, percorse una brillante carriera
nella magistratura, divenendo Presidente di sezione della Corte di Cassazione
di Palermo. Successivamente il palazzo passò per parentela alla
famiglia Carta, che aveva ottenuto la nobiltà nel 1833 con i fratelli
Francesco e Salvatore, entrambi notai, capitano dei Miliziani il primo
e censore diocesano il secondo. Don Salvatore Carta nel 1853 acquistò
dai Vivaldi-Pasqua per 1.025.000 lire lo stagno e le peschiere di di Mar’e
Pontis, presso Cabras. L’avvocato Efisio Luigi Carta, figlio di
Salvatore, fu direttore e poi liquidatore della Banca Agricola Sarda.
Uno dei suoi nipoti, Don Efisio, scomparve tragicamente in seguito a sequestro
nel 1978. Le vicende delle peschiere di Cabras sono state raccontate da
Giuseppe Fiori in “Baroni in laguna”. |
Altri palazzi
nella Piazza Eleonora: Sempre nella Piazza Eleonora si trovano
diversi altri palazzi interessanti tra cui il palazzo Mameli e l'ex Palazzo
di Città. |
Dalla Piazza Eleonora si può percorrere il Corso Umberto (Via Dritta), dove tra i vari palazzi architettonicamente interessanti troviamo in particolare il Palazzo d'Arcais ed il Palazzo Colonna, con la sua caratteristica torretta.
Corso Umberto (Via Dritta)
Palazzi
di Corso Umberto: |
Palazzo d'Arcais:
Il palazzo fu costruito da Don Damiano Nurra, Marchese d'Arcais. Progettato
probabilmente anch'esso dall'architetto Viana, che già curò
la costruzione della chiesa e del convento del Carmine, presenta una facciata
piuttosto austera, con quattro balconcini in ferrobattuto semi circolari
nel piano nobile. Il palazzo venne ereditato dal nipote del Nurra, Don
Francesco Flores, e successivamente fu ceduto al generale Poddighe e,
successivamente, alla famiglia Siviero. Dal 1983 è di proprietà
dell'amministrazione provinciale. |
Palazzo
Colonna: |
Attraversato Corso Umberto si arriva nella Piazza Roma, dove troviamo la Torre di Mariano. A pochi metri sulla destra è situata anche la Chiesa di San Sebastiano. Sulla sinistra della Torre abbiamo la Via De Castro dove troviamo il Palazzo De Castro. Dalla Piazza Roma si può percorrere Via Parpaglia, dove troviamo il Palazzo Pira - Sanna e, più avanti, il Palazzo Parpaglia.
Piazza Roma
Torre di Mariano |
Torre di
Mariano : Situata nell'attuale piazza Roma, la Torre di San
Cristoforo o di Mariano II, era una delle porte di ingresso alla città,
chiamata Porta Manna. Superstite delle mura erette per volontà
del giudice arborense Mariano II de Bas Serra, la torre ha un impianto
architettonico che si compone di due volumi sovrapposti, entrambi a
base quadrata.
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Chiesa di San
Sebastiano: |
Chiesa di San Sebastiano |
Via De Castro
Palazzo De Castro:
Il palazzo fu di proprietà di Salvator Angelo De Castro. Della
costruzione originaria rimangono solamente le cornici cinquecentesche
delle finestre. |
Via Parpaglia
Palazzo Pira Sanna:
Il palazzo, probabilmente costituito da due diversi edifici accorpati,
appartenne a Gaspare Pira Sanna, figlio del Cavaliere Cosimo Pira e di
Giovanna Sanna. Gaspare, per i suoi meriti in campo militare, ottenne
la nobilitazione nel 1639. |
Teatro Garau |
Teatro
Garau: A pochi passi dal Palazzo Pira Sanna troviamo il Teatro
dedicato al commediografo oristanese Antonio Garau.
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Palazzo Falqui |
Palazzo Falqui :
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Palazzo Parpaglia:
Il palazzo, costruito in stile neoclassico intorno al 1860 dal nobile
Salvatore Enna, fu acquistato dall'avvocato Salvatore Parpaglia, esponente
di una nobile famiglia piemontese trasferitasi in Sardegna nel XVIII
secolo. Salvatore Parpaglia nacque a Bosa nel 1831, fu più volte
sindaco di Oristano, consigliere provinciale della circoscrizione, deputato
dal 1870 al 1897 e senatore nel 1898. Morì a Bosa il 30 aprile
1916. |
Superato il Palazzo Parpaglia sulla sinistra troviamo, nella Via Santa Chiara, l'omonima chiesa.
Chiesa di Santa
Chiara (Via Santa Chiara): Antica chiesa tardomedioevale, contigua
all'omonimo convento. La costruzione dovette iniziare nel 1343 (Bolla di
Clemente VI a favore del Giudice d'Arborea, Pietro III de Bas Serra) ma
la chiesa doveva essere già consacrata nel 1348, perché una
lapide ricorda la sepoltura della Giudicessa Costanza di Saluzzo. Risulta
che in seguito dovette essere molto importante (qualcuno l'ha definita come
"cappella palatina" dei Giudici d'Arborea) perché un documento
riguarda l'autorizzazione papale a Timbora de Rocabertí Giudicessa
d'Arborea a visitare in compagnia delle figlie il convento attiguo, in alcuni
giorni dell'anno.La chiesa fu iniziata con un impianto architettonico francamente
romanico, e terminata in stile gotico; un disastroso "restauro"
verso gli anni '20 del secolo scorso la rese artificiosamente gotica per
quanto riguarda specialmente le volte. Recentissimi restauri eseguiti secondo
le attuali vedute hanno consentito di gettare le basi per il recupero di
alcuni pregevoli affreschi originali. |
Ritornati alla Via Parpaglia troviamo la chiesa di Santa Lucia. Svoltati per Via La Marmora arriviamo nella Piazzetta Martini (Tre Palme) dove troviamo la Chiesa di San Domenico, il palazzo Tola ed il palazzo Passino.
Chiesa di Santa
Lucia: |
Chiesa di San
Domenico : La chiesa ed il convento di San Domenico furono
edificati nel XVII secolo. La chiesa presenta due cappelle: una dedicata
a San Vincenzo e l'altra al Santissimo nome di Gesù. Nella chiesa
campeggiano gli stemmi Serra e Sanna Bruno. |
Palazzo Passino:
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Palazzo
Tola : Il palazzo, anch'esso di stile neoclassico, fu nel XIX
secolo di proprietà del sacerdote Don Luigi Tola; nato a Solarussa
nel 1744, fu vicario parrocchiale del suo paese e poi canonico arborense
con la prebenda di Nuraxinieddu. Nobilitato, in forma personale, nel
1801 dal re Carlo Emanuele IV, che si trovava a Napoli, ottenne conferma
dei privilegi mediante solenni diplomi in pergamena dal re Vittorio
Emanuele I il 5 luglio 1810. In tale occasione, oltre ai privilegi di
Cavalierato e Nobiltà, ottenne anche la concessione di un pittoresco
stemma, che è così descritto: “Uno scudo con fondo
di campagna, il cui orizzonte è coperto da un monte, dalla cima
del quale spunta un sole d’oro alla sinistra dello scudo. Vedesi
a piè del monte un vaso coperto di fiori con tre spiche pendenti
dal lato destro, e vari grappoli d’uva rovesciati dal lato sinistro
il tutto sormontato da una ghirlanda di rose gialle e rosse intrecciate
di verde e nel centro di essa un T d’oro poggiante sui fiori del
vaso. È il T coperto per metà da un velo bianco trasparente,
con dietro una fiaccola accesa, in linea obliqua e fiancheggiato dai
due lati da una spada e una penna, quella dalla sinistra colla punta
all’insù e questa dalla destra colla punta all’ingiù.
Sostiene poi il T un’aquila con le ali spiegate sedente sulla
linea trasversale di esso col capo rivolto dalla parte del sole nascente
all’angolo sinistro dello scudo”. Lo scudo è sormontato
da un elmo d’argento posto in profilo bordato, e graticolato con
cinque affibbiature d’oro, ornato del burletto e dei lambrecchini. |
Dalla piazzetta Tre Palme, proseguendo dritti, si può notare il palazzo Paderi (che fa angolo tra Piazza Eleonora e Via Carmine) e, proprio nella Via Carmine, a pochi metri dal Palazzo Paderi, si trova la Chiesa del Carmine.
Palazzo
Paderi: Di aspetto severo, caratterizzato da una lunga facciata
in blocchi di arenaria sulla via Carmine e una più breve in piazza
Eleonora, ha le finestre incorniciate in trachite rossa, accompagnate
da tre balconi al piano nobile sul lato della piazza; lungo il vico
Arcais, prima del giardino, sopra un ingresso secondario presenta uno
stemma con una iscrizione intorno che ci ricorda come nel 1548 la casa
appartenesse ad Andrea Dessì Paderi, ragione per cui l’edificio
è anche impropriamente noto come Palazzo Dessì Paderi.
Attualmente di proprietà della ASL e in stato di abbandono il
palazzo appartenne fino all’Ottocento alla nobile famiglia Paderi,
nota fin dal secolo XV. Secondo gli storici era considerata pubblicamente
nobile ed impegnata negli uffici dell’amministrazione del Marchesato
di Oristano. Nel 1481 un Sebastiano era ufficiale del Campidano Maggiore
di Oristano. Nel 1608 Domenico fece edificare il convento dei Cappuccini
di Oristano, ampliato in seguito da un suo omonimo nipote. |
Chiesa del Carmine |
Chiesa
del Carmine: La chiesa ed il convento del Carmine furono realizzati
da Don Damiano Nurra, Marchese d'Arcais che, tra il 1776 ed il 1785.
Don Damiano, accogliendo le richieste dei Padri Carmelitani che lamentavano
il cattivo stato del convento ove abitavano e le condizioni disastrose
della chiesa, fece riedificare dalle fondamenta la nuova chiesa ed il
nuovo convento, affidandone la progettazione all'architetto Viana, ed
ottenendo su di essa lo jus patronato. La chiesa avrebbe dovuto ospitare
le spoglie dei discendenti del Marchese d'Arcais. Il convento fu soppresso
nel 1866 dopo la confisca dei beni ecclesiastici da parte del regno
sabaudo.
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Ritornando indietro e proseguendo la passeggiata per via Ciutadella de Menorca, notiamo il Teatro San Martino. Al termine della via si arriva al palazzo dell'Episocopio. Sulla sinistra, nella Via Vittorio Emanuele II, il palazzo Tolu Mundula. Con quest'ultimo palazzo termina la nostra visita ad Oristano.
Teatro San Martino:
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Episcopio:
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Episcopio |
Palazzo
Tolu : |